TRADIZIONE ORALE ( a cura di Guido Ferretti ) - pag. 5

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      L’acqua fu uno dei più terribili avversari del traforo del Sempione.
      Dopo i primi chilometri, che non diedero problemi in questo senso e facevano sperare per il futuro, al quarto chilometro del fronte italiano e già al secondo sul fronte svizzero, improvvisamente, per dirla con il linguaggio di allora, “irruppero i torrenti”. Alla mezzanotte del 30 settembre 1901 una delle perforatrici del tunnel principale sul fronte italiano, volta al fronte di roccia con una pressione di cento atmosfere, fu spinta all’indietro da un violentissimo getto di acqua fangosa che fuoriusciva con una portata di 250 litri al secondo, sbattendo sulla volta della galleria e rimbombando lungo tutto il traforo. Anche la seconda galleria di servizio, più arretrata, che serviva per la ventilazione e lo scolo delle acque, fu interrotta da una sorgente improvvisa nell’ottobre dello stesso anno.
      Dal Km 4,280 al Km 4,450, sulla lunghezza di 270 metri, sbucarono ben 40 sorgenti di diversa portata e, su una sola tratta di 10 metri, venti torrenti portarono in galleria più di mille litri al secondo.
      Per permettere di superare il grave intralcio e proseguire i lavori, si decise di aprire una galleria trasversale supplementare per intercettare la sorgente e convogliare le acque unite nel canale di scolo: la nuova sorgente diede una portata di 1080 litri al secondo, che non venne mai meno, con volumi intermittenti ma mai inferiori ai 700 litri al secondo.
      L’ostacolo delle acque apparve peraltro ancora più difficile da superare sul versante svizzero, quando ormai il tunnel era quasi terminato: al Km 10,143 metri, in pendenza verso l’Italia, sboccarono improvvisamente due sorgenti termali di 70 litri al secondo e, quel che peggio, a una temperatura di quasi 50°C, tale da impedire qualsiasi intervento immediato.
      Alla fine di un lungo lavoro di pompaggio e la collocazione di due porte di ferro per contenere le acque, nel mese di marzo del 1904 si riprese ad avanzare nel tunnel, per tre metri al giorno, ma il lavoro fu nuovamente sospeso a maggio per l’apparire di un’altra sorgente termale al alta temperatura, a poche centinaia di metri dal congiungimento dei due tunnel.
      Ma da dove veniva tutta quest’acqua? Vi erano due teorie: una propendeva per un’origine da infiltrazioni da bacini posti più in alto, come la Cairasca e il lago d’Avino, le cui acque vennero colorate con floresceina, che tuttavia non apparve in galleria, così come non si prosciugò il lago.
      La seconda più accreditata teoria spiegava il fenomeno come penetrazione, attraverso gli strati calcarei, delle acque meteoriche (pioggia, neve, grandine) cadute sulla catena del monte Leone in quantità tali da originare le 237 sorgenti calde e fredde che furono censite all’interno del tunnel del Sempione, 142 sul versante svizzero e 95 sul versante italiano, con una portata di intensità variabile tra i 350 litri e i 1500 litri al secondo.
(Notizie tratte da Enel SpA – La lotta contro l’acqua e la roccia)
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