TRADIZIONE ORALE ( a cura di Guido Ferretti ) - pag. 4

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Il traforo del Sempione

       Una straordinaria opera di ingegneria realizzata in soli 7 anni, superando difficoltà enormi. Un milione di metri cubi di roccia scavati da tremila minatori, con un avanzamento medio degno delle migliori tecnologie odierne.
      Il Sempione fu l’ultimo dei grandi trafori dell’epoca. Opera di eccezionale difficoltà per quei tempi, con i suoi 19.803 metri di lunghezza, è stata per 75 anni la più lunga galleria ferroviaria del mondo realizzata in pochi anni grazie a un progetto innovativo, ma soprattutto grazie alla perizia di oltre 3000 minatori che seppero garantire un avanzamento medio giornaliero di 7 metri, superiore, ad esempio, a quello raggiunto, con ben altri mezzi e tecnologie, nello scavo del traforo autostradale del San Gottardo, ultimato nel 1977.
      L’idea del traforo del Sempione vide concreto avvio, dopo alterne vicende e proposte, nel 1877 con la nascita di un Comitato promotore, la candidatura della Compagnia Jura-Simplon per la realizzazione e la scelta del progetto dell’ingegnere svizzero Julius Dumur, preferito su una rosa di trentadue proposte diverse.
      Per il Sempione fu scelto il progetto concettualmente più semplice e nello stesso tempo più innovativo, che prevedeva lo scavo di due tunnel paralleli distanti tra loro diciassette metri e uniti ogni 200 metri da tunnel trasversali.


L’ingresso italiano del tunnel a Iselle

      Proprio l’introduzione dei tunnel trasversali rappresentò l’elemento metodologicamente innovativo e di successo per l’impresa. Infatti mentre procedevano i lavori nella galleria principale, di dimensioni maggiori e destinata al traffico ferroviario, la seconda, di servizio, assolveva compiti rilevatisi fondamentali, come lo scolo delle acque di risulta, che furono particolarmente abbondanti e la ventilazione interna della galleria principale. Attività quest’ultima davvero importante, poiché furono immessi in galleria fino a 3,8 milioni di metri cubi di aria al giorno raffreddata da acqua polverizzata, riuscendo così ad evitare quelle pietose condizioni igieniche e sanitarie che avevano mietuto migliaia di vittime tra i minatori dei trafori precedenti.
      Nei sette anni e mezzo di lavori per il Sempione si ebbero infatti 58 vittime. Molte, certo (in media un morto ogni 300 metri di traforo), ma tutte dovuta a incidenti sul lavoro. Non un solo operaio del Sempione morì a causa dell’anchylostoma duodenale, l’insidioso parassita che, invece, proliferò tra le acque putride del Gottardo causando la morte di quasi 10.000 minatori.
      Oltre la funzione di servizio, la galleria secondaria era stata inoltre progettata per consentire, con modesto allargamento, la realizzazione di un secondo tunnel (avvenuto nel 1921). A metà circa del traforo venne anche costruita una stazione in caverna, di 500 metri di lunghezza.
      Nel complesso la realizzazione del traforo del Sempione presentò enormi difficoltà, superiori alle peggiori aspettative dei tecnici che studiarono il progetto, specialmente a causa della elevata temperatura (fino a 56°C) e delle enormi spinte della roccia.
      I lavori dovevano durare cinque anni e mezzo. Iniziati nell’agosto 1898, l’ultimo diaframma venne invece abbattuto il 24 febbraio 1905 e i lavori terminarono nel giugno 1906, con quasi due anni di ritardo.
(Notizie tratte da Enel SpA – Cent’anni fa il grande traforo del Sempione – Angelo Cipro)
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