TRADIZIONE ORALE ( a cura di Guido Ferretti ) - pag. 2

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Prosciugamento del Fucino: brevi cenni storici dell’opera

       Il livello delle acque del Lago del Fucino era sempre variabilissimo e le sue continue esondazioni sui terreni e paesi limitrofi provocavano danni ingenti, tanto che gli antichi romani, durante l’impero di Augusto e Claudio, si impegnarono nel tentativo del prosciugamento del lago.
      Dagli schiavi romani fu realizzato un lungo tunnel e, in seguito, furono scavati 30 pozzi per fornire aria ai lavoratori.

Svetonio racconta: “Compiuto l’emissario, dopo 11 anni di incessanti lavori con l’opera di circa 20.000 schiavi e circa 10.000 tra carpentieri, muratori e specialisti ecc., l’imperatore volle celebrare l’avvenimento con solennità che superasse ogni altro splendore”.

      La galleria era lunga 5640,54 metri. L’apertura dell’emissario, secondo Tacito, ebbe luogo verso la metà del 52 d.C., ma le acque smisero di defluire verso la fine del 55 d.C. per difetto di manutenzione e per sospensione dei lavori di scavo del canale che riceveva le acque dell’emissario.
      Sebbene l’emissario Claudiano fosse stato oggetto di una corretta amministrazione, succeduto a Claudio il figlio Nerone, questi non manifestò più alcun intesse per la sua manutenzione, tanto che si ostruì.
      Adriano fece abbassare ancora il tunnel e promosse anche la costruzione di un canale verso il centro del lago; grazie a questa attività si riuscì ad ottenere un deflusso continuo che durò più secoli e diede prosperità alla regione interessata.
      Con la caduta dell’Impero e le invasioni barbariche, venuta meno ogni manutenzione, l’emissario divenne rapidamente inefficiente ed a nulla valsero i successivi tentativi di restauro condotti dall’Imperatore Federico II di Svevia.
      Solo con il principe Torlonia cominciò il definitivo prosciugamento. Egli affidò la direzione dei lavori ad un ingegnere rinomato, De Montricher. In sua attesa, venne chiamato anche Bermont, colui che poi condusse effettivamente i lavori di prosciugamento.
      Nel 1862 vennero terminate le opere sull’emissario e ne fu decisa l’attivazione per il 9 di Agosto.
      In tale occasione, presenti il Principe e gli ingegneri, furono aperte le barriere che impedivano all’acqua di scorrere nella galleria.
      I presenti dissero: “Questa volta il Fucino se ne va davvero!”
(Notizie tratte dal Portale del Comune di Avezzano – Il prosciugamento del Fucino)

      Non si ricorda esattamente quali furono gli operai e i manovali di Casoni che contribuirono alla realizzazione dell’opera, ma la loro partecipazione è certa, essendo rimasto in paese il ricordo dei loro racconti che descrivevano la grandiosità dell’impresa, tale da mettere in dubbio la riuscita e far nascere fra loro il detto: “Asciugheremo prima il Fucino o asciugherà prima la borsa del Torlonia?”
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