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I FERRETTI della VAL TREBBIA

di Guido Ferretti

Le origini

Esiste la tesi secondo la quale i Ferretti liguri furono la propagazione di quelli marchigiani, provenienti dalla contea di Ferrette (Alsazia) che scesero in Italia nel 1225 al seguito del nobile condottiero Antonio Ferretti. Egli aveva offerto il proprio braccio a papa Gregorio IX e da questo ottenne alcune terre e un fortilizio nei pressi di Falconara, quale prima ricompensa per i servizi resi.
Tale ipotesi contrasta con il contenuto di un atto di vendita, rogato dal notaio Guglielmo Cassinese in data 1° luglio 1205 e conservato presso l'Archivio di Stato di Genova, secondo il quale esistevano già famiglie Ferretti in Val Bisagno abitanti in una villa che portava il loro stesso nome: villa Ferretto (Feèto). Pertanto si ritiene maggiormente attendibile questa seconda testimonianza.
Con le sole notizie finora acquisite non è possibile accertare se i Ferretti della Liguria ebbero origini liguri oppure alsaziane, ma è certo che se essi scesero dal Nord lo fecero prima dei loro omonimi marchigiani.
Da questo primo insediamento in Val Bisagno, col passar dei secoli, il casato dei Ferretti si estese in diverse parti della Liguria. Un ramo importante si stabil' a Fontanegli e poi a Genova, in contrada San Donato. Già nel 1400 suoi esponenti ricoprivano cariche pubbliche di una certa importanza e, dopo aver raggiunta una elevata posizione sociale, nel 1528 furono ascritti alla nobiltà di Genova. Fra i discendenti di questa famiglia vi fu il doge Stefano Onorato Ferretti (1705-1707).
Una comunità "Ferretta", molto legata a villa Ferretto in Val Bisagno, era insediata e consolidata già nel XV secolo a S. Marco d'Urri detto anche La Valle, in Alta Fontanabuona, nel feudo di Roccatagliata, allora possedimento dei Fieschi.
Lungo la valle del Lavagna e la riviera del Levante, in territorio della Repubblica di Genova, vi erano altre piccole comunità: è nota quella di Monteghirfo (Favale di Malvaro).
La più grande comunità dei Ferretti fu certamente quella della Valle Sturla. Essa, all'inizio del '600, comprendeva più di venti famiglie fra loro legate da stretti vincoli di parentela e perfettamente insediate sul territorio e socialmente integrate con la popolazione locale. Esse avevano possedimenti terrieri e case nei paesi di Levaggi, Belpiano e Acero. Erano proprietarie di due mulini in località Recroso. Questo ci fa pensare che la loro presenza in Valle Sturla risalisse a molti anni prima, per non dire secoli. Questi Ferretti erano agricoltori, ma erano pure dediti alla produzione e lavorazione della lana, come i loro cugini genovesi.
Prima della fine del `700, questo parentado dei Ferretti, quasi al completo, aveva gradatamente ceduto le sue proprietà e si era trasferito altrove. La maggior parte di tali famiglie era giunta in Val Trebbia, in territorio feudale, per congiungersi con la comunità locale già esistente.

L'esodo

Viene ora spontaneo domandarsi: perchè i Ferretti della Valle Sturla e molti dell'Alta Fontanabuona, dopo la metà del `500, abbandonarono le loro terre, dove avevano vissuto per secoli, e si trasferirono in Val Trebbia?
Cercheremo di trovare una risposta.
Prima della seconda metà del `500, cioè durante il dominio dei Malaspina e dei Fieschi, in Val Trebbia non vi erano Ferretti. Essi risiedevano sul territorio della Serenissima Repubblica di Genova o nel feudo di Roccatagliata (La Valle).
Nell'eventualità che qualche componente della parentela avesse avuto problemi col governo di Genova, costui, in attesa di tempi migliori, si trasferiva presso i cugini, in territorio feudale, che per i Ferretti era Roccatagliata. Le principali parentele dell'entroterra ligure, per avere questa alternativa, possedevano terreni e abitazioni anche sul suolo dei feudi montani.
All'interno di ogni parentela esisteva un'organizzazione di tipo patriarcale, capeggiata da un notabile o maggiorente, il primogenito del ramo principale, di elezione ereditaria, al quale venivano assegnati pieni poteri. Egli interveniva e decideva sui problemi importanti dell'intera parentela e operava in aiuto di coloro che si trovavano in difficoltà.
Con la caduta dei Fieschi (1547), ai Ferretti venne a mancare un rifugio in terra feudale, essendo Roccatagliata divenuta podesteria della Repubblica di Genova.
Allora si rese necessario cercare un nuovo posto sicuro per coloro che non erano graditi nel Genovesato. Fu scelto il feudo del principe Gianandrea Doria marchese di Torriglia.
La prima testimonianza di un Ferretti in Val Trebbia fu quella di un certo Giorgino da Fontanigorda che nel 1553 compare in un documento notarile conservato presso l'Archivio Comunale di Torriglia. Non pensiamo che egli fosse un rifugiato, probabilmente venne a Fontanigorda per motivi commerciali. La famiglia "Zurzin" (Giorgino) a Fontanigorda esiste tuttora.
Negli anni successivi furono parecchi i Ferretti che arrivarono in Val Trebbia. Essi presero dimora a Fontanigorda, Casoni e Canale. Alcuni si misero sotto la protezione del feudatario di Torriglia e in compenso dei loro servigi godettero di speciali privilegi: assegnazione di vaste zone di territorio, con esenzione da pedaggi e dazi che durarono per tutto il `600.
Naturalmente non tutti i Ferretti fuoriusciti dal Genovesato avevano le carte in regola col governo di Genova. Alcuni di essi erano responsabili di reati, condannati in contumacia, ma altri erano perseguitati per motivi politici o per vendette trasversali, ordite nell'ambito di controversie locali, capeggiate da esponenti di fazioni antagoniste.
Questi primi esuli furono però coloro che posero le basi sul territorio feudale per la futura immigrazione del parentado. Certamente all'inizio non furono ben accetti dalle parentele locali che godevano già di certi diritti e dovettero fare spazio ai nuovi arrivati.
I Ferretti trovarono particolare ostilità da parte dell'antica parentela dei Biggi di Fontanigorda. Rivalità ancora riscontrabile ai nostri giorni.
Questo esodo del casato dei Ferretti verso il territorio feudale durò per tutto il `600 e parte del `700. Esso interessò particolarmente la comunità della Valle Sturla, la quale cedette quasi totalmente i suoi poderi, mantenendo solamente la proprietà dei castagneti siti nella zona di Acero che venivano gestiti stagionalmente, dalle famiglie emigrate in Val Trebbia.
E' difficile comprendere i motivi che spinsero questa comunità ad abbandonare il proprio territorio per trasferirsi in una zona montana, pur ricca di grandi spazi, ma molto impervia e incolta, dove l'inverno durava sei mesi, durante i quali cessavano quasi totalmente le attività agricole.
Da documenti, risalenti all'inizio del Seicento, i Ferretti di Valle Sturla ebbero forti contrasti con la potente famiglia locale dei Marrè; ma ciò non penso sia l'unico motivo sufficiente a giustificare tale decisione.

I nuovi insediamenti

Come abbiamo già accennato, i Ferretti si stabilirono in Val Trebbia, nei paesi di Fontanigorda, Casoni e Canale.
A Fontanigorda arrivarono i primi rifugiati che si posero sotto la protezione del principe Doria e, ai suoi ordini, prestavano servizio in quella zona del feudo.
Altri, sempre agli ordini del feudatario, si sistemarono a Casoni, allora una piccola località composta da quattro casolari nascosti in mezzo ai castagneti.

La comunità dei Ferretti di Canale fu forse la prima ad insediarsi in Val Trebbia. Da un documento notarile datato 1576 troviamo un certo Fereto de Canalle. Il paese di Canale già da tempo aveva rapporti con le comunità dell'Alta Fontanabuona; a conferma di ciò troviamo nel Catasto di Roccatagliata del 1584 diversi Ferretti da Canè che erano proprietari di terreni a Ognio, Valle, Crovara e Barbagelata. Inoltre esiste un documento comprovante il matrimonio di Michele Ferretti di villa Canale, sotto la giurisdizione di Torriglia, con Lorenza Lavagnino di villa Lezzaruole (Valle), datato 25 maggio 1573.
I Ferretti giunti a Canale, provenienti dalla Fontanabuona, diedero vita a un quartiere, sistemato in alto del paese, vicino alla Costa, che porta il loro nome: "I Ferretti". Alcune famiglie del casato preferirono una residenza al Casone Borzine dove eressero le loro abitazioni formate da case- torri, nate con funzioni prettamente difensive. 
La comunità di Canale, pur facente parte del parentado, ebbe una vita più autonoma rispetto alle altre due che inizialmente erano legate allo stesso territorio. Solo con la crescita del paese di Casoni si separarono assumendo la loro identità. Questa diversità, forse, si deve al fatto che Canale era più decentrata e dal 1641 ebbe la sua parrocchia.
I Ferretti di Canale, secondo lo stato delle anime del 1774, erano suddivisi in diciotto famiglie, di cui quattro abitavano nelle Borzine. La situazione risultò uguale nel 1798, quando il Catasto della Repubblica Ligure registrò 18 proprietari di beni fra i Ferretti della Villa di Canale.

I Ferretti di Fontanigorda e Casoni, esclusi i primi rifugiati, provenivano dalla Valle Sturla.
Essi ebbero territori, in parte assegnati e in parte acquistati, sul versante destro della valle del Sermigliasca, tutta la zona alta, comprendente il paese di Casoni; la zona inferiore era già occupata dagli Sciutti, mentre sul lato sinistro in alto della valle vi erano insediati i Benazzi di Vallescura e Montaldo. Altri terreni agricoli furono ad essi assegnati vicino a Fontanigorda, su un'ampia zona posta a Sud-Ovest del paese. Anche le loro abitazioni ampliarono l'abitato del paese in questa stessa direzione.
Il paese di Casoni, nato nel `500 da quattro casolari, fu costruito totalmente dai Ferretti, che lo vollero arricchito di una bella chiesa, divenuta parrocchiale nel 1840. All'inizio del secolo scorso l'abitato ospitava sessanta famiglie, tutte "Ferrette". 
Nei primi anni del 1700, tre famiglie Ferretti iniziarono la costruzione di due nuovi insediamenti: Barcaggio e Villanova che attualmente contano una quindicina di case.
Alcune famiglie Ferretti emigrarono nel vicino paese di Casanova, dove i loro discendenti ancora risiedono.

Dati demografici

1655 - I Ferretti di Fontanigorda erano 64, organizzati in 13 famiglie. Lo stesso anno, a Casoni vi erano 7 famiglie comprendenti 51 anime.

1767 - Le famiglie di Fontanigorda erano 32 composte da 179 anime. Casoni contava 151 anime comprese in 24 famiglie.

1831 - Dallo stato delle anime, a Fontanigorda risultavano 195 Ferretti raggruppati in 36 famiglie. A Casoni erano 183 organizzati in 30 famiglie. A Villanova e Barcaggio le famiglie erano 5 e comprendevano 30 anime.

Il massimo incremento demografico si ebbe nel secolo scorso, intorno agli anni venti, quando questi valori raddoppiarono. In seguito iniziò il periodo di spopolamento, attualmente ancora in atto.

Documenti comprovanti le origini dei Ferretti liguri.

Anno 1205, 1° luglio.

Il prete Rubaldo della chiesa di Santa Maria di Patrania (Torriglia) vende a Pietro di Orticeto (Neirone), figlio del fu Lamberto di Orticeto, un pezzo di terra che predetta chiesa ha e si può vedere , nella villa de Feleto (Ferretto); tra i limitrofi confini: di sotto e da un lato la terra di Giovanni Lepre e dei suoi nipoti, di sopra la strada che va alla fontana, dall'altro lato la terra di Cucardo de Feleto; tutto il pezzo (di terra), con pieno e vuoto e con tutto quanto sopra detto, e con tutto il suo diritto, ragione ed azione, comodità ed utilità e con i suoi accessi e uscite, senza riserva alcuna, vende al prezzo stabilito di 32 soldi, monete genovesi. (omissis)
Fatto nel foro di Bargagli il 1° luglio dopo l'ora terza.
Testimoni: Buta de Feleto, Rubaldo de Vallebuona, Cito di Tassorello e Donato della Valle (San Marco d'Urri).

Fonti: Archivio di Stato di Genova - not. Guglielmo Cassinese, reg. I, f. 285.
Arturo Ferretto - "Documenti genovesi di Novi e Valle Stura" - Vol. 1° 946-1230 coll. 39/51.


Anno 1236, 7 gennaio.

I Rettori civili della pieve di Bargagli, fra cui Bernardo di Panesi, Baldo de Guiso di Tasso, avuta licenza, rilasciata da Ogero de Pallo, podestà della valle di Polcevera, sentenziano che Balduino de Feleto (Ferretto) possa difendere gli uomini del Piviere, massime quelli del terziere della Pieve, venendo a villa de Feleto versus montem Bargallum. (da villa di Ferretto verso il monte Bragallo).
In Bargagli, nella Pieve di S. Maria.

Fonti: not. Giovanni de Vegio, f. 66 - Archivio di Stato di Genova.
Arturo Ferretto - "Il Distretto di Chiavari" - Coll. E9 84 - Storia Patria.


Anno 1539, 20 gennaio.

Geronimo de Ferreto acquista da Agostino de Ferreto di Bartolomeo, ambedue di villa Ferreto, pieve di Bargagli, podesteria del Bisagno, una terra castagneto sita in detta villa, già citata, posta nel luogo detto "Roncho ihoso", di sopra confinante con la terra di detto Agostino venditore e limitata da un sentiero, di sotto un recinto, dal lato di ponente la terra di detto Geronimo compratore, dall'altro lato la terra di detto Agostino venditore (omissis).
Fatto in Recco in contrada Pirri, al primo piano della mia abitazione, da me stesso.
Anno della natività del Signore MDXXXVIIII, indizione XI secondo il corso di Genova, giorno di lunedì XX gennaio pomeriggio.
Presenti i testimoni: Pietro de Ferreto di Antonio di detta villa sopra citata. Tomaxino de Lacumarcino di Giovanni di villa Testana, plebania di Recco, da me conosciuti e convocati.

Fonti: not. Assereto - Archivio di Stato di Genova - Notai Antichi f. 2030.


Plinio il Vecchio (23 - 79 d.C.), nei suoi libri, indica il Bisagno col nome "Fertor" che in latino significa "portatore". Da qui, forse, ebbe origine il nome "Feleto", che poi, durante i secoli, si trasformò in: Fereto, Ferreto, Feretto, Ferretto e infine Ferretti. Quest'ultima forma plurale, prima del 1800, veniva usata solamente per indicare più persone appartenenti a questo casato poi, con l'istituzione dell'anagrafe, divenne cognome anche per il singolo.
Dai documenti sopra riportati si deduce che nel 1205 i de Feleto abitavano in una villa che portava il loro stesso nome e che può essere identificata nell'attuale località Ferretto (Feèto) nel comune di Bargagli.



Bibliografia

F.M. Ferretti, "Ferretti-Origine e diffusione di un cognome nell'Italia centro-settentrionale"
Ed. Graphos Genova 1994.
A. Ferretto, Il Catasto di Roccatagliata del 1584, Archivio di Stato di Genova, pubblicato
nell'opera "Il Distretto di Chiavari, preromano, romano e medioevale" Chiavari 1928. 
G. Ferrero, "Le antiche famiglie di Canale" Storia locale - Comunità Montana Alta Val Trebbia.
F. Sena, "La podesteria di Roccatagliata e Neirone - Ed. Sagno, Genova, 1988.
G. Ferretti, "La cattura del Billo" - Storia locale, 20, Montebruno 2000.
Archivio Storico del Comune di Borzonasca, Catasto, manoscritto, anno 1647.
Archivio di Stato di Genova, Atti del Senato, Sala Senarega, f. 598.
Archivio di Stato di Genova, Notai Antichi: G. Cassinese, f. 285 - A. Campanella, f. 3684 - M.
Assereto, f. 2030 - G. de Vegio, f. 66 - A. Capurro, f. 3248 - G. Ferretto, f. 2884.
Giuramento prestato alla Duchessa Bianca Maria e Duca Galeazzo Maria Visconti dai capi famiglia di Roccatagliata, Torriglia, Carrega, il 14 febbraio 1468. Trascrizione manoscritta e autenticata.
Archivio Comunale di Torriglia - Documento notarile del 1553.
Archivio Doria-Panphilj, Roma, Scaffale 71.52. "Notizie circa il feudo di Torriglia e quello di Roccatagliata - Neirone e circa li luoghi di Montebruno, Canale, Fontanigorda, Propata, Caffarena e Carpeneto".
Archivio di Stato di Parma, carteggio Malaspina.
Archivi Parrocchiali di: Casanova, Fontanigorda, Casoni e Canale.

Articolo pubblicato sul n. 40 della rivista etno-antropologica e linguistica "Il Nido d'Aquila"